Un’ esperienza nelle carceri

Ho sempre vissuto in una città, Latina, dall’età di 6 anni e da sempre ho notato un  “ cubo grigio “ che si trova non distante dal centro della città e  sempre la mia testa si girava per un secondo da quella parte. Nel vederlo, il cubo grigio, avevo una ‘’mente vuota ‘, proprio così l’ho sempre guardato e ogni volta il pensiero, con quella visione, si bloccava.
E’  l’immagine della chiusura, della non comunicazione del non contatto e, soprattutto, del non scambio.
Da un anno ho scoperto lo shiatsu e allora il collegamento carcere – shiatsu  è stato naturale sia perché lo shiatsu è comunicazione e le carceri no, sia perché lo shiatsu ha il suo senso , secondo me, nel disagio più o meno importante di ognuno.
Mi sono incontrata con il mio istruttore , Rosario Romano, per raccontargli la mia idea e avere un ritorno da lui. Rosario dandomi la sua disponibilità mi ha detto che in questo caso non poteva essere la tecnica a supportare il forte impatto con una realtà così distante e difficile ma ciò che si è e quanto si vuole crescere dal punto di vista Umano.
Sono andata avanti ed ho così coinvolto in anche alcune mie compagne di corso : Daniela, Angela e Simona.
Abbiamo presentato un progetto di volontariato che prevede un laboratorio di shiatsu seguito da Rosario e una serie di trattamenti che facciamo alle detenute.
Le detenute del carcere di Latina sono detenute politiche e detenute per reati di criminalità organizzata, quindi ogni attività deve essere duplicata in quanto i due gruppi non possono avere contatti tra loro.
Il primo incontro è l’incontro con i cancelli e le porte.
Un rumore secco, gelido, nitido precede ogni apertura di cancello, di grata, di porta. Un rumore che ti rimane impresso, un rumore che non ti fa muovere, non ti fa reagire. Fermi. Il rumore indica un’apertura o una chiusura ma non il ‘muoversi’. Il rumore secco è solo un rumore secco, non è né inizio né fine, è solo un rumore. Si sta fermi in attesa che qualcuno ci dia il permesso di muoverci per oltrepassare il cancello, per uscire o per entrare. Immobili. E’ quasi naturale esserlo.

Siamo andati, io e Rosario al primo incontro di laboratorio con le detenute politiche.
Ci  presentiamo, inizia il contatto tra loro e con loro. Si respira un aria serena,  ‘normale’, si scherza, si prendono in giro tra loro …. Proviamo a fare degli scambi, hanno un po’ di difficoltà nei movimenti, schiene o polsi doloranti. Le detenute sono incuriosite, interessate all’attività dello shiatsu, fanno domande, Rosario risponde. Dopo 3 ore si esce.
Questa è la cronaca del primo incontro ma la cosa che credo sia stata fondamentale è stato il fatto che siamo stati accettati. Essere accettati da persone che vivono in una condizione di reclusione ( in questo caso a vita)  significa infondere in loro fiducia, non  tensioni, né dubbi. Tutto questo è stato possibile, secondo me, dall’atteggiamento che Rosario ha assunto fin dal primo attimo del nostro incontro. Era esplicito il ‘non giudizio’ , era chiaro anche non c’era alcuna pretesa da parte nostra di ‘risolvere i loro problemi’, era semplicemente un atteggiamento di ‘scambio’.
Ho imparato molto in quel primo incontro e non  solo dal punto di vista tecnico ma, cosa estremamente più importate, dal punto di vista umano. Quel giorno ho capito cosa intendesse dirmi Rosario quando gli avevo proposto quest’esperienza.
Siamo andati avanti.
Il primo incontro per i trattamenti è  con  9 detenute, noi siamo in tre , io, Daniela ed Angela.
L’emozione  è forte ma, appena entrati nella palestra, tutto torna normale, tutto è spontaneo, fuori c’è il sole, dentro solo luci al neon, ma va bene, non c’è alcun problema, si fanno i trattamenti.
Le detenute erano tutte incuriosite da ciò che succedeva.
La maggior parte di loro ha tenuto gli occhi aperti per la durata dell’intero trattamento, lottavano con se stesse per non perdere il controllo, per essere sempre vigili, gli occhi accennavano a chiudersi ma subito venivano riaperti dalla mente.
Noi abbiamo fatto comunque i nostri kata con serenità e alla fine c’era chi ci ringraziava in modo eclatante, chi lo faceva semplicemente con uno sguardo silenzioso, la calma con cui andavano via non aveva nulla a che vedere con il rumore che avevano fatto nell’entrare in palestra.

Ora sono passati due mesi dai primi incontri, sia per i laboratori che per i trattamenti, le detenute che aderiscono sono molte (4 su  6 del primo gruppo  e 21 su  35 del secondo gruppo).
All’inizio, sotto le mie mani, avevo paura per quei corpi reclusi, mi sembrava che potessero sfaldarsi anche con  una leggerissima pressione, mi  sembrava che non potessero seguirmi. Ora però sono passati due mesi,incontri sempre più aperti ma soprattutto trattamenti e contatti che ogni volta hanno scavato una galleria di collegamento sempre più profonda tra noi  ed ognuna di loro.  All’inizio anche loro avevano paura, paura del contatto. Ho letto che spesso nella vita di un recluso si genera, a volte in modo inconsapevole, il distacco tra corpo e mente. Lo shiatsu è contatto e puoi sentirlo solo se senti il tuo corpo.
I cambiamenti si vedono nei loro atteggiamenti, la maschera inespressiva di X ora è sempre più sorridente, il corpo debole di Y ora accetta e desidera le pressioni senza più paura, ora si chiudono gli occhi durante un trattamento, ora sembra che ci sia comunicazione. Sentono l’emozione, alcune scoprono di saper piangere …..
Ogni volta che ognuno di noi entra nella casa circondariale esce con un cuore pieno di tante altre cose che prima non aveva, credo che realmente si stia verificando uno scambio tra individui grazie a quella magica comunicazione che lo shiatsu ci offre.
E’ un’esperienza questa davvero grande ed importante che posso vivere grazie soprattutto alla generosità delle persone che mi circondano.
Le detenute per reati legati alla criminalità organizzata collaborano nella stesura di un giornalino interno  “Uno sguardo dentro” dove, nell’ultimo numero Katia ha scritto un’ articolo sulla nostra/loro  esperienza e nel quale si legge:
“…Inizialmente è stata la curiosità ad avvicinarci a questo tipo di terapia. Dopo poche sedute siamo travolte dai benefici della pratica: ci sentivamo più rilassate, come se tutta la tensione accumulata andasse via pian piano. Le operatrici, con tanta bravura, pazienza, dolcezza e professionalità hanno saputo coinvolgerci al punto tale di far nascere in noi la voglia di imparare, tenuto alcune lezioni, brevi ma veramente interessanti. Durante le spiegazioni riuscivamo ‘ miracolosamente’ a rimanere in silenzio! E’ stata una bellissima esperienza che speriamo di ripetere, perché per noi è molto importante avere contatti con delle persone così disponibili che entrano qui dentro con la voglia di trasmetterci qualcosa per renderci delle persone migliori. Sono i loro sguardi sereni e quei semplici sorrisi ad entrare dentro di noi e darci tanta carica. E’  per questo che li ringraziamo di cuore!”

Grazie e buono shiatsu a tutti.
Stefania Leone